“Vieni, ti faccio vedere una cosa.”
L’amico più grande mi fece entrare in un’ala dell’istituto di Fisica dove non ero mai stato. Avevo appena iniziato la tesi e il mio nuovo status mi permetteva di andare dove i semplici studenti non erano ammessi.
“Guarda!”
Eravamo entrati in una stanzetta piccola e ingombra di scaffali, al centro c’era una scrivania come tante con sopra un monitor e una tastiera. Ma erano piccoli, molto più piccoli di quelli che ero ormai abituato ad usare.
Ho avuto la fortuna di riuscire ad usare veramente il primo Macintosh 128k, pochi mesi dopo la sua uscita. È stata un’esperienza emozionante e ne ricordo ancora perfettamente tutti i particolari.
Mi stavo aggirando nel vecchio Dipartimento di Fisica di Torino quando un amico mi chiamò furtivamente per trascinarmi senza complimenti in un corridoio secondario del Dipartimento. Lo conoscevo, c’erano alcuni laboratori di elettronica dove lavoravano degli amici tesisti. Ogni tanto passavo da lì per salutare, ma poiché era riservato ai particellari (nel gergo di allora, i fisici che studiavano la fisica delle particelle), non avevo molto da fare lì. Proprio parlando in una stanza con uno di loro, avevo deciso di passare a stato solido (quella che oggi si chiama fisica della materia).