Le cronache di qualche settimana fa hanno ripreso a gran voce la notizia secondo cui LaMDA, un generatore di conversazione (chatbot) basato sull’intelligenza artificiale sviluppato da Google, potrebbe aver mostrato segni di (auto)coscienza, diventando così il primo essere artificiale dotato di sensibilità e di coscienza di sé (in italiano si possono leggere questi articoli su Repubblica, il Corriere, ancora Repubblica, e poi Linkiesta, Avvenire e Wired).
Le reti neurali sono dappertutto. Le usiamo ogni volta che Gmail ci suggerisce le parole da scrivere in una email. O quando interagiamo con Siri o Alexa. Oppure quando facciamo tradurre un testo da Google Traduttore – qualche anno fa era una l’occasione per farsi quattro risate, ora il risultato è più che buono.1
Nelle puntate precedenti abbiamo visto come l’invasione nella vita privata operata dai dispositivi IoT sia tanto massiccia e intollerabile da rendere utile consultare una guida ai rischi per la privacy prima di acquistare un qualunque dispositivo IoT.