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Scrivere a mano sull'iPad

Sabino Maggi Sabino Maggi Segui 11-May-2018 · 11 minuti di lettura
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Scrivere a mano mi piace. Sono un baby-boomer e per me usare carta e penna è naturale quanto usare lo smartphone per un adolescente di oggi.

Ma non c’è solo la carta, mi piace anche scrivere a mano sull’iPad. Con l’applicazione giusta si può usare il tablet come se fosse un vero e proprio foglio di carta, con il vantaggio di poter correggere quello che si scrive o di poter trasformare la scrittura a mano in un testo modificabile.

Scrivere con le app

Di applicazioni (o come si usa dire per i dispositivi mobili, app) adatte a questo scopo ce ne sono parecchie – sul mio iPad ne ho installate anche troppe! – però alla fine mi ritrovo quasi sempre ad usare Notes Plus.

Di questa app mi piace moltissimo la possibilità di cancellare una parola tracciandoci sopra delle linee a zig zag, proprio come si fa su un foglio di carta, ma in questo caso la parola sparisce veramente dal foglio virtuale. Apprezzo anche che riesca a riconoscere abbastanza bene la mia scrittura, che in certi casi è così orrida che faccio fatica io stesso a capirla.

Ma quello che apprezzo di più in assoluto di Notes Plus è la sua area di zoom.

Scrivere direttamente sullo schermo dell’iPad come se fosse un foglio di carta è veramente scomodo, e produce un testo con caratteri così grandi da essere quasi illeggibili. Con l’Apple Pencil le cose sono di certo migliorate tantissimo, ma purtroppo non ho avuto ancora modo di averne una (aspetto il WWDC prima di fare nuovi acquisti) e quindi rimango a quella che è stata finora la mia esperienza diretta.

Nel corso degli anni gli sviluppatori hanno aggiunto alle app di scrittura sull’iPad delle funzioni che dovrebbero eliminare, o almeno attenuare, questo problema, escludendo i tocchi spuri della mano e del polso o proteggendo una parte dello schermo con una specie di tendina virtuale. Tutte cose che però risultano quasi sempre poco efficaci. La tendina virtuale in teoria è una buona idea, ma in pratica diventa una vera dannazione, perché costringe a continue interruzioni nel flusso di scrittura per spostarla sempre più in basso mentre si scrive.

Molto più efficace è invece l’area di zoom. Si tratta di una finestrella posta nella parte inferiore dello schermo (ma spesso posizionabile a piacere), che mostra una parte ingrandita dello schermo. Questa finestra permette di scrivere con i caratteri grandi che vengono naturali sull’iPad, che poi appaiono sul foglio virtuale della dimensione naturale a cui siamo abituati quando scriviamo su carta. Con un minimo di pratica si può trovare il rapporto di ingrandimento più adatto alla nostra scrittura.

Mentre scriviamo, la finestra di zoom si sposta automaticamente lungo la riga e riesce anche ad andare a capo da sola, rendendo il processo così fluido e naturale da non far rimpiangere troppo la carta. Altrettanto facile è passare dall’area di zoom al foglio intero, ad esempio per disegnare qualcosa o evidenziare una parte del testo.

Mi piacerebbe prima o poi riuscire ad analizzare in modo sistematico le funzioni delle diverse app di scrittura per iPad, ma per ora mi limito a notare che l’implementatazione dello zoom di Notes Plus mi sembra molto vicina alla perfezione (informatica).

La penna giusta

Ma un’app non basta, ci vuole anche la penna giusta. In teoria si potrebbe scrivere con il dito, ma è una cosa innaturale e parecchio stancante.

Steve Jobs aveva ragione a riteneva che il dito fosse il miglior dispositivo di puntamento, soprattutto in un tempo in cui il pennino era considerato un accessorio indipensabile di smartphone e computer palmari (ricordate i Palm o il Newton?).

Ma scrivere è una operazione ben diversa da puntare e selezionare una zona dello schermo, per scrivere in modo serio e continuativo ci vuole una penna.

Ma quale penna? Di penne per l’iPad (e per i tablet in generale) ce ne sono tantissime, di tipo attivo e passivo, con la punta spessa o sottile, in gomma o in plastica, economiche o costose. Quali sono le più adatte per scrivere a lungo sull’iPad? Qui non si tratta di scrivere qualche frasetta, per quelle il dito può essere sufficiente, ma di pagine e pagine di testo scritto a mano: appunti di lezioni (o di riunioni), note di lavoro, veri e propri documenti completi (come una parte di questo articolo).

La non-prova delle penne

Ho deciso quindi di provare alcune penne per l’iPad abbastanza diverse fra loro, cercando di verificare sperimentalmente quanto ciascuna di esse fosse adatta a lunghe sessioni di scrittura sull’iPad.

La scelta delle penne però non ha nulla di scientifico e non si basa su nessun criterio sistematico (penne attive, penne con diversi tipi di punta, etc.). Sono semplicemente le penne della mia piccola collezione personale, da cui la definizione di non-prova. Ho cercato comunque di eseguire ciascuna prova in condizioni controllate e ripetibili, concentrandomi in particolare sul peso, la comodità d’uso, la scorrevolezza, tutte cose che fanno la differenza quando si tratta di scegliere la penna più adatta alle proprie esigenze.

Ma prima di tutto qualche dettaglio tecnico.

Ho usato un iPad 3, un modello ormai datato ma ancora perfettamente funzionale, tenuto in posizione verticale (cioè con il lato corto dello schermo in basso) come se fosse un quaderno. L’app scelta è stata, come era facile immaginare, Notes Plus.

Prima di iniziare a scrivere ho aggiornato Notes Plus all’ultima versione disponibile e ho creato un nuovo quaderno con fogli a righe standard. I parametri scelti per la penna virtuale sono stati: spessore 2.0 e viscosità 0.50 (il valore di default). Per maggiore chiarezza, ogni volta che cambiavo la penna cambiavo anche il colore dell’inchiostro virtuale. L’intera sessione di scrittura è stata eseguita nell’area di zoom del programma (a parte una brevissima prova a schermo intero con l’unica penna attiva a disposizione).

Le penne utilizzate nel corso della non-prova sono state (Figura 1):

Tutte le penne sono mie, a parte l’Adonit Mini 3 che mi è stata inviata in prova da Sandra Tung di Adonit. La ringrazio sentitamente, sia per la penna che per la pazienza dimostrata nell’attesa di questa recensione.

Figura 1. Le penne utilizzate nel corso della prova.

Bamboo Alpha

La Bamboo Alpha è la tipica penna per tablet, del tipo con la punta grossa e morbida che ormai si può trovare ovunque a una decina di euro. Rispetto a queste cinesate, la Bamboo Alpha offre però una qualità di costruzione decisamente migliore.

Nel complesso la Bamboo Alpha non è male, è ben equilibrata e pesa più o meno quanto una penna vera. Purtroppo, dopo alcuni minuti di uso, l’attrito della punta con il vetro dello schermo inizia a farsi sentire e rende la scrittura piuttosto lenta e faticosa. Sembra di usare una biro, un tipo di penna che non sopporto. Io scrivo velocemente e quindi preferisco le penne a pigmenti o a gel (queste sono sorprendenti), che scorrono in modo ideale per i miei gusti e mi permettono di scrivere in fretta e senza ostacoli. Con la Bamboo Alpha mi sembra di avere il freno a mano tirato, le dita provano ad andare avanti ma la penna le frena senza pietà, e dopo un po’ la scrittura perde di piacevolezza e diventa faticosa.

Insomma, la Bamboo Alpha va benissimo per prendere dei brevi appunti, ma non la userei mai per scrivere a lungo, è troppo lenta e troppo stancante per i miei gusti.

Figura 2. Esempio di scrittura con la Bamboo Alpha.

Adonit Jot Pro

Come tutte le penne non “attive” di questa azienda, esplosa su Kickstarter qualche anno fa, l’Adonit Jot Pro ha una punta metallica molto fine a cui è fissato un disco di plastica trasparente di circa 1 cm di diametro. Questo tipo di punta permette di aumentare decisamente la precisione di puntamento, cosa fondamentale quando si disegna, ma che non fa certo male anche quando si scrive.

Ma la cosa che trovo più comoda di questa penna è la maggiore fluidità del dischetto di plastica, che rende la scrittura sullo schermo molto più vicina alla normale esperienza su carta.

L’unico difetto, se così lo possiamo considerare, dell’Adonit Jot Pro è il rumore chiaramente avvertibile che fa la punta quando tocca lo schermo di vetro dell’iPad. Ma è un piccolo prezzo da pagare per una esperienza d’uso più che soddisfacente. Meglio però non usarla di notte a letto mentre il/la partner dorme.

Figura 3. Esempio di scrittura con la Adonit Jot Pro.

Adonit Mini 3

Come ho gia detto, l’Adonit Mini 3 è l’unica penna che non ho comprato ma che mi è stata inviata da Sandra Tung di Adonit con lo scopo specifico di recensirla su questo blog. In effetti c’è poco da dire, la maggior parte delle cose scritte per la Jot Pro valgono anche per questo modello: la penna è fluida, il dischetto di plastica fa rumore quando tocca lo schermo, ma garantisce una precisione decisamente maggiore delle penne silenziose con la punta di gomma.

Dalla sua la Mini 3 ha il peso, ad occhio circa la metà della Jot Pro, e le dimensioni, che volendo permettono di metterla in tasca con il cellulare (cosa comunque sconsigliabile se non ci si vuole ritrovare con le tasche bucate). Inoltre, il corpo di forma triangolare fa si che la penna rimanga saldamente tra le dita e non rischi continuamente di cadere dalla scrivania, come succede a tutte le altre penne.

Se proprio vogliamo cercare il pelo nell’uovo, due piccoli difetti l’Adonit Mini 3 li ha. Il corpo della penna è un po’ troppo corto per chi ha le mani grandi, però forse si tratta più che altro di una questione di abitudine. Ma il difetto più grosso sta nel tappo a pressione. Se non si fa attenzione, quando si toglie il tappo è molto facile staccare il dischetto di plastica dal supporto di metallo. A me è successo un paio di volte, per fortuna sono riuscito a rimettere a posto il dischetto senza troppi problemi. Però il tappo a vite della Jot Pro mi sembra decisamente più pratico e affidabile.

Figura 4. Esempio di scrittura con la Adonit Mini 3.

Bamboo Fineline 2

L’ultima penna che ho provato è la Bamboo Fineline 2, l’unica penna attiva della mia collezione personale, pagata a suo tempo circa 50 euro. La penna si collega all’iPad tramite Bluetooth e, almeno in teoria, è la migliore penna a mia disposizione per scrivere sull’iPad.

Essendo attiva ha una punta piuttosto sottile, simile a quella di una penna “normale”, e dovrebbe permettere di scrivere direttamente sullo schermo, senza bisogno di usare l’area di zoom. Io ci ho provato, ma i risultati non mi sembrano entusiasmanti, come dimostra il tratto viola in Figura 5: nonostante mi sia impegnato, non sono riuscito a fare di meglio!

Figura 5. Bamboo Fineline 2: (verde) scrittura nella finestra di zoom, (viola) scrittura a pieno schermo.

Purtroppo quando si scrive con la Fineline 2 si avverte un costante ritardo fra la scrittura e la comparsa del tratto sullo schermo. Nell’area di zoom il ritardo è meno avvertibile, ma a pieno schermo diventa veramente fastidioso. Con il mio vecchio iPad 3 è una seccatura non da poco, che rende molto poco naturale l’esperienza di scrittura sullo schermo. Chissà se un iPad più recente può rendere più reattiva questa penna, io ho provato ad usarla con alcuni smartphone più recenti, sia Apple che con Android, e francamente non mi sembra di aver mai notato dei particolari miglioramenti nella velocità di reazione.

A questo si deve aggiungere un leggero sfasamento fra la punta della penna e la posizione dello schermo in cui compare il tratto. Una difetto noioso ma ancora veniale quando si scrive, che diventa però veramente fastidioso qaundo si prova a disegnare sullo schermo.

La Fineline 2 è anche piuttosto grossa e sembra più pesante di quanto sia veramente. Tutto sommato, più che con una penna, da l’impressione non molto gradevole di stare scrivendo con un grosso pennarello.

Figura 6. Esempio di scrittura con la Bamboo Fineline 2.

Conclusioni

Penso ci siano pochi dubbi. Le penne Adonit svettano su tutte le altre, con una leggera preferenza per la Pro, che trovo più equilibrata ed affidabile. La Bamboo Alpha ha dalla sua un ottimo rapporto qualità/prezzo, ma non è adatta a lunghe sessioni di scrittura. La vera delusione è la Fineline 2, una penna che più che “attiva” sembra nata stanca.

Sabino Maggi
Pubblicato da Sabino Maggi Segui
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